Era l’inizio del gennaio 2011, avevo appena terminato di cenare insieme al Presidente Scalfaro a casa sua, nella periferia di Roma. Ero andato a trovarlo perché stavo per partire per il Cile. Prima di congedarmi mi disse: “Aspetta, ho preparato lo scritto che ti avevo promesso”. Si assentò due minuti, andò nella sua stanza e poi ritornò con alcuni fogli. Era la prefazione del libro che stavo per pubblicare sulla Costituzione che gli avevo chiesto qualche mese prima. Mi disse: “Te la scriverò volentieri sarà il mio regalo per te e il regalo che tu fai a me”. Il Predente conosceva il volume Le radici della democrazia, mi aveva dato parecchie chiavi interpretative per scriverlo, mi aveva addirittura letto l’introduzione e la conclusione. Era felice e anche commosso quando mi consegnò quelle sue righe. Sono le ultime che scrisse così diffusamente sulla Costituzione e per me rimangono il suo testamento. Eccole, le regalo a chi vuole leggerle, si tratta di righe piene di storia, esperienza e vita…
È vero. Ogni intervento su temi attinenti alla Costituzione italiana mi interessa e, in un certo senso, mi coinvolge, mi emoziona.
Avevo 27 anni quando fui eletto all’Assemblea Costituente dove si viveva una pagina storica immensa: si chiudeva un lungo e sofferto periodo senza alcuna vita politica per questo nostro Paese, per questo nostro popolo del quale anche io ho il grande onore di far parte.
Tante volte mi è stata rivolta la domanda se mi sentivo consapevole di partecipare a un fatto storico di eccezione che prese atto della fine sanguinosa della dittatura fascista.
La condanna della dittatura nacque in noi negli anni del liceo. Il confronto con le vere democrazie risultava pesantemente negativo per un regime autoritario: nessun diritto di voto per i cittadini, quindi nessuna partecipazione alla vita politica della comunità; nessuna possibilità di scegliere tra forze politiche diverse, e nessuna presenza di un sindacato libero e autorevole.
Questa condanna della dittatura si aggravò dentro di me quando sentii affermare, dalla dottrina della dittatura stessa, che la persona umana non può essere titolare di diritti primari perchè proprietario ne è solo lo Stato. La persona, già così pesantemente mortificata, con questa teoria aberrante veniva letteralmente schiacciata di fronte allo Stato padrone prepotente che può concedere o revocare questi diritti, quando crede e come crede, anche in parte o a tempo determinato. Ero studente di legge alla Università Cattolica il cui Rettore era il francescano scienziato Agostino Gemelli.
Una splendida relazione di La Pira nella Commissione preparatoria, anche se finalizzata ad altro scopo, rimane a mio avviso documento di eccezionale chiarezza e rigore giuridico.
Se mi esamino attentamente ritengo di avere vissuto quel tempo nella ricerca essenziale del vero e del giusto.
I principi di libertà e di democrazia si presentarono a noi giovani con la voce e l’esperienza di persone che avevano sofferto la dittatura e avevano già pagato il prezzo dei valori che ci accingevamo a scrivere nella nostra Carta fondamentale.
Libertà e democrazia sono valori che richiedono grande umiltà per viverli nella verità, accettando di non poter mai dire di essere alla stazione di arrivo: ogni giorno si può fare un passo nuovo per renderli attuali e vissuti da tutti.
Sento a 92 anni il peso e la gioia di questo cammino fatto tante volte di piccole conquiste e anche di grandi delusioni. Tra le mie esperienze la riforma alla Costituzione del 2006, operata con una semplice maggioranza di governo del centrodestra e con autentiche aggressioni ai principi fondamentali del diritto. Rimase per me bruciante l’ipotesi che al Capo dell’esecutivo fosse riconosciuto il potere di sciogliere il Parlamento, licenziando il potere legislativo: autentica follia di incostituzionalità.
Eppure nessuno di coloro che hanno sostenuto queste tesi aberranti ha riconosciuto l’errore e mutato pensiero.
Di qui la mia convinzione che ancora oggi la nostra Carta Costituzionale vive il pericolo di altre aggressioni che diventano facili quando le modifiche, che pure sono essenziali e su alcune delle quali vi sono già convergenze molto interessanti, non si muovono nell’esclusivo interesse del popolo italiano.
La Carta Costituzionale non è intoccabile, e lo dico nella mia responsabilità di Presidente dell’Associazione di Difesa della Carta.
L’importante è che ogni modifica abbia, da parte del Parlamento, un’approvazione che coinvolga largamente le forze dell’opposizione e che sia sempre e soprattutto a servizio e a utilità del popolo italiano.
Le mie considerazioni nascono dall’aver letto, riletto e meditato lo studio di Occhetta. È evidente il suo desiderio di entrare nel pensiero dei Costituenti più convinti e più impegnati. Si sente la passione dell’autore per cercare di vivere l’animo dei Costituenti, cercatori tormentati, ma tanto onesti per trovare punti essenziali di denominatore comune. Tutti questi parlamentari eletti hanno vissuto con intensità il “no” alla dittatura e la volontà determinata di libertà e di democrazia.
Il comune no alla dittatura è certo un punto di partenza, ma ha bisogno di qualche sì altrettanto condiviso che apra la via alla risurrezione. Il lavoro dell’Assemblea Costituente era certamente orientato su questa ricerca essenziale.
La stessa discussione sull’art. 1 “Repubblica di lavoratori” o “Repubblica fondata sul lavoro” esprimeva chiaramente questo affascinante impegno di ricerca fondamentale. E la capacità della sinistra di rinunziare alla formula preferita “Repubblica di lavoratori” dimostrò, e non fu certo l’unico caso, di quanto tutti sentissero prezioso questo punto essenziale e vivamente partecipato.
Entrò così dalla porta principale della Carta Costituzionale la Persona Umana, e vi entrò trionfante.
Non saprò mai trasmettere i pensieri, i sentimenti, l’emozione profonda, di questa conquista che mi parve la realizzazione di un grande sogno.
La Persona, così maltrattata dalla dittatura antiumana per natura, ridotta a cosa senza diritti e senza dignità, entra e si pone al centro della nostra Costituzione che nasce soprattutto per servire la Persona, per la sua dignità, per i suoi diritti e i suoi doveri.
Nello studio di Occhetta questa profonda intesa della mente e del cuore dei Costituenti si sente viva e feconda. Anche nel modo di affrontare la discussione trovo assonanza con quanto ha scritto Occhetta.
Noi democratici-cristiani non siamo mai andati ad affrontare un tema in aula senza averlo prima studiato, confrontato, discusso nelle riunioni di partito. Così conoscevamo le obiezioni, le diversità, le motivazioni delle altre forze politiche. Nella discussione in aula si viveva con tanta emozione la formazione della norma che era ormai di condivisa volontà politica. Qui le parole limpide e precise di Dossetti ci comunicavano l’iter compiuto e il punto di arrivo. Emozionante.
Cito un episodio che non dimenticherò mai.
In una discussione politica su fatti avvenuti in quei giorni, scoppiò in aula uno scontro assai meno nobile, di muscoli e di pesante aggressività. Sospesa la seduta dalla saggezza del Presidente, Terracini, l’assemblea riprese qualche ora dopo. Ero mortificato pensando al danno provocato distruggendo il lavoro appena svolto. Invece, ripresa la seduta, vidi con mia grande sorpresa parlamentari che si erano reciprocamente aggrediti, scrivere insieme il testo dell’articolo allo studio. Meraviglia e commozione. Questo lo spirito che dominò l’Assemblea fino all’ultimo articolo.
Molto grande fu l’apporto del pensiero, della esperienza, della vita della Chiesa. Conoscevamo anche l’attento e prudente lavoro svolto dal Padre Martegani di Civiltà Cattolica e avevamo tante volte parlato e discusso con il Padre Messineo certamente esponente autorevole della destra politica, uomo dotto e limpido nelle sue posizioni sempre assai motivate.
Sì, caro Padre Occhetta, la Democrazia, per i cattolici e per una vasta area dell’Assemblea Costituente, non fu mai accettazione arida di un metodo, di una procedura, ma espressione di convinzioni profonde, e soprattutto vita, sentimento e testimonianza umana e vera di un modo di pensare, di essere e di operare.
Di qui la gioia di constatare, nel testo definitivo, tanti messaggi, tanti segni vivi e operanti, di pensiero cristiano. Mai però vi fu rivendicazione di primogenitura da parte del mondo cattolico. Mai.
La Carta Costituzionale nasceva da un fecondo incontro di mondi diversi, di filosofie, di tradizioni diverse, ma nasceva per tutti indistintamente e ciascuno doveva sentirsi interpretato da quel documento scritto da Italiani per gli Italiani, per ogni Italiano. Così hanno acquistato luce e forza, i “diritti inviolabili”, l’uguaglianza davanti alla legge, la pace religiosa, la difesa di ogni religione rispettosa della Costituzione.
Così il “no” alla guerra, che l’Italia ripudia, diventa il frutto evidente del trionfo della persona umana e del suo impegno fondamentale, di portare a tutti e sempre collaborazione, condivisione, solidarietà, fraternità e Pace. Grazie p. Occhetta: ho goduto del suo studio e della sua ricerca così vicini alla mia esperienza ricca di insegnamenti e di valori etici intramontabili.
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Caro Francesco, ho letto e citato con commozione, in uno scritto ora in corso di stampa presso Erickson, le parole di Scalfaro scritte come prefazione al tuo libro “Le radici della democrazia”. Bisogna rimetterle in circolazione, queste limpide parole, per risanare l’aria ammorbata da conduttori radiotelevisivi che si divertono ad aizzare le persone più in difficoltà e meno lucide, per far concludere che non c’è da fidarsi di nessuno, perché tutti sono egualmente incapaci e rapaci, che l’Italia è perduta, che resta solo la rivoluzione: dove però non si sa chi debba fare che cosa, essendo sbagliato tutto quello che finora si fa da parte di tutta la classe politica. Il compito che affrontò quel grande intellettuale ed educatore che è stato ed è padre Sorge ha bisogno di continuatori. Ma penso anche al ruolo importante che ha avuto p.Vanzan, accanto a tanti altri saggi gesuiti. Ho letto che sarai a Reggio Calabria e a Treviso. Una volta i gesuiti erano i confessori e consiglieri dei principi, ora bisogna che losiano dei popoli, in particolare di quello italiano, che non brilla per capacità alfabetiche e matematiche, a giudicare dalla graduatoria OCSE-ISFOL. Auguri.
Splendido, senza esagerazione. GRAZIE per la Condivisione edificante che mi lascia commossa. L’ITALIA amata così !! SI’, ci vogliono le parole giuste , QUESTE parole, per continuarLA e, il fuoco, che indiscutibilmente emanava da Oscar Luigi Scalfaro, grande Italiano che io ho adorato!! Grazie P. Francesco Occhetta.
Isabella Musumarra