Il linguaggio in politica

È utile ricordare che in politica è fondamentale il linguaggio che si usa contro un avversario. Assistiamo a dibattiti in cui sembra che chi urla di più vinca e affermi la verità della sua idea! Il Parlamento lascia posto alle arene e ai circhi?

Ma questa è solo una debolezza antica! Chi urla è perchè non riesce ad affermarsi in altro modo. E invece il modo e la signorilità costruiscono consenso e creano fiducia. È l’ascolto sincero e l’affermazione della propria affermazione fatta pacatamente e civilmente che convince gli interlocutori…

Ancora peggio quando con l’uso della parola si vuole distruggere l’altro… tra maldicenze e cattiverie, fatti mai dimostrati e sospetti mai fondati. L’argomentare in politica e più in generale nella vita va fatto usando due virtù: la saggezza e la misericordia, anche se ciò che si vuol raccontare sul conto degli avversari fosse la verità.

ScuolaSocrateAd affermarlo è Socrate che nell’antica Grecia rispose in questo modo ad un uomo politico che lo interrogava (ma il principio non vale solo per l’uomo politico!!!):

– Sai cosa ho appena sentito sul tuo avversario?

– Un momento – rispose Socrate. – Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.

I tre setacci?

– Ma sì, – continuò Socrate. – Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?

– No… ne ho solo sentito parlare…

– Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?

– Ah no! Al contrario!

– Dunque, – continuò Socrate, – vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell’utilità. È utile che io sappia cosa mi avrebbe fatto questo amico?

– No, davvero.

– Allora, – concluse Socrate, – quello che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo?


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