Si è tenuta a Napoli, il 7 maggio, la presentazione del volume Ricostruiamo la politica insieme agli studenti del Liceo dell’Istituto Pontano e all’associazione degli ex-alunni guidata dal notaio Dino Falconio che per l’occasione ha scritto una recensione di particolare rilievo.
“Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l’individuo per il quale la distinzione fra realtà e finzione, fra vero e falso non esiste più”. Questa citazione di Hanna Arendt prepara la “conclusione aperta” del libro “Ricostruiamo la Politica. Orientarsi nel tempo dei populismi”, l’ultima fatica saggistica e politologica del gesuita Francesco Occhetta, scrittore de “La Civiltà Cattolica”.
Padre Bartolomeo Sorge S.J., già direttore della testata dei gesuiti e al quale il libro è dedicato (con le affettuose parole: “Mio confratello e mio Maestro”), aveva una consuetudine di accesi confronti con San Giovanni Paolo II, al quale una volta rispose di essere pronto a cambiare a 360 gradi la sua opinione riportata in un articolo inviso all’allora Pontefice…
Oggi i Padri Scrittori di Villa Malta condividono con il Successore di Pietro l’appartenenza alla (o sarebbe meglio dire la provenienza dalla) Compagnia di Gesù, fondata nel 1540 da quel Sant’Ignazio di Loyola che è l’inventore del metodo del “discernimento” sul quale gira come cardine essenziale l’intero ultimo volume di Occhetta pubblicato per i tipi di San Paolo Edizioni. Anche la prefazione di Marta Cartabia, Vicepresidente della Corte Costituzionale, sottolinea che la parola chiave è “discernimento”, l’arte di vagliare per prendere una decisione: “un’arte da esercitarsi con il sostegno di luoghi di intersezione dove mettere in atto il processo di riconoscimento, interpretazione e scelta in relazione ai problemi della contemporaneità”.
Ed ecco che, per usare la stessa metafora di Cartabia, entra in gioco un’altra parola chiave dell’intero testo di Padre Occhetta: la dignità. Egli scrive: “Origine e culmine di ogni discernimento umano in politica è servire la dignità dell’uomo”. Il Vangelo di Matteo (7,12) lo dice a chiare lettere, ma è insegnamento di tutte le principali religioni e culture: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. Se non fosse che il cattolico non odia, non siamo lontani dal gramsciano “Odio gli indifferenti”. Ma anche questa lezione va ribadita e Occhetta dice chiaramente che i simboli del Vangelo e del Rosario non possono essere usati per dividere.
Viene da commentare: ma cosa aspettarsi di diverso da chi il giorno di Pasqua posta le sue foto anziché con il ramoscello d’olivo con la mitraglietta? Con la Rivoluzione Francese si è proclamato che Dio è morto e con la Rivoluzione Digitale si sta proclamando che è morto il prossimo. Sono cadute le dimensioni della spiritualità e della relazionalitá dell’agire umano e politico. Le categorie dell’umanesimo europeo, che hanno posto al centro la persona, non sono più una condizione prepolitica accolta da tutte le forze in campo. Su questo terreno fiorisce la “popolocrazia” o quel che viene a livello planetario (con diverse sfumature) chiamato “populismo”. E Padre Occhetta si cala perfettamente nei tempi della connessione telematica e delle reti social per lanciare il progetto di vincere il populismo con il “popolarismo”. Cita Bobbio e Habermas, Mounier e Maritain, Dossetti e Mitterrand, Paolo VI e Papa Bergoglio, Enzo Biagi e Giuseppe Dossetti perché costruisce una ricetta che sta già più avanti. Francois Jullien, filosofo francese di estrazione laica, riscoprendo il Vangelo di San Giovanni ha dichiarato chiusa la contrapposizione fra Cristianesimo e Illuminismo e parla di “risorse cristiane” in luogo delle “radici” che tanto hanno angosciato i falliti tentativi di Costituzione Europea. Francesco Occhetta pesca nella risorsa sempre rinnovabile del cristianesimo e detta l’agenda non solo per i cattolici (che non sono più massa, ma lievito della politica), ma per un intero polo riformista unito nel pluralismo. Metodo del discernimento e dialogo inclusivo sono utensili da tenere nella cassetta degli attrezzi di una risposta credibile al qualunquismo. Ma la ricetta del libro diventa dettagliata, un vero programma di governo: accoglienza e integrazione, riforma dei partiti, ammodernamento del servizio pubblico della Rai, giustizia riparativa, sanitá, P.A., lavoro degno e altro ancora sono terreni concreti su cui scende la proposta pragmatica dell’autore. C’è un enorme bisogno di formazione (non solo) delle nuove generazioni per ripartire e far mangiare polvere ai demagoghi di turno. E a questa semina Occhetta da anni si dedica.
Il tutto senza i complessi dell’Antipolitica che ha generato nel sonno della ragione i mostri dell’attualità. “La fedeltà alla tradizione – diceva Gustav Mahler – significa tenere vivo il fuoco, non adorare le ceneri”.