Nihil novi sub sole. Quando nella storia i populismi ritornano, sono come onde burrascose che si abbattono su governi e istituzioni. Esistono diversi tipi di populismo, che si danno nel tempo e a seconda delle culture, a partire dalla metà dell’Ottocento.
Ma hanno un denominatore comune: esprimono un deficit di rappresentanza; negano il pluralismo; sono promotori di forme demagogiche di democrazia diretta.
I populismi crescono soprattutto a causa della paura delle migrazioni, per la crisi economica e la corruzione delle classi politiche. Tuttavia si limitano a esprimere come sintomo la stanchezza della democrazia e non la sua cura.
Dello studio che è appena uscito su La Civiltà Cattolica n. 4008 mi limito a postare due testi importantissimi e forse anche noti.
La premessa è la seguente: per i populisti il popolo deve rimanere un oggetto. Cosa temono i populismi? Le comunità, la formazione di comunità, le persone che vivono in comunità. Nella storia del Novecento sono state le comunità antidoto dei totalitarismi. E l’esperienza del cattolicesimo del Novecento lo dimostra: quella personalista di Mounier e Maritain, quella di Camaldoli, quella del Porcellino, di La Pira, Dossetti e altri… È lì che si educano le coscienze morali e ciascuno arricchisce l’altro di ciò che è e ciò che ha.
Pensiamo all’esperienza di Camaldoli nel 1945 e quello che è significato per la stesura della Costituzione. Nel codice nella parte dedicata al «campo politico» si sottolinea come i cittadini non siano sudditi ma per esserlo devono «perseguire il proprio interesse tenendo conto delle esigenze superiori del bene comune» a tal punto che il Codice prevede anche il dono della vita in favore degli altri conso-ciati: «I singoli sono tenuti a sacrificare se stessi anche fino a rimettervi la propria terrena esistenza, quando fosse necessario per il bene genera-le della comunità (II-II; 26, 3)».
Una «politica del popolo» si distingue da una politica populista perché, quando il popolo vuole cambiare, ha sempre una vocazione (R. Genovese, Totalitarismi e populismi, p. 72.
Secondo testo. Benzina sul fuoco dei populismi sono la corruzione delle classi politiche, l’ignoranza degli elettori, le deleghe in bianco, i privilegi e i tanti sprechi… Uno straordinario testo ce lo ricorda. E’ da meditare, il testo è stato scritto nel 1912:
«Le correnti democratiche nella storia sono come il battito continuo delle onde, si infrangono come contro uno scoglio, ma vengono incessantemente sostituite da altre. Lo spettacolo che esse offrono è entusiasmante e allo stesso tempo raccapricciante. Appena la democrazia ha raggiunto una certa tappa nella sua evoluzione, viene sottoposta a una specie di processo di degenerazione assume lo spirito e le forme aristocratiche di vita contro cui un tempo aveva combattuto. Poi insorgono voci dal suo interno che l’accusano di oligarchia, ma dopo un periodo di lotte gloriose e di ingloriosa partecipazione al potere, coloro stessi che l’avevano accusata salgono a loro volta nella classe dominante per permettere a nuovi difensori della libertà di insorgere in nome della democrazia. Questo gioco crudele fra l’inguaribile idealismo dei giovani, e l’inguaribile sete di dominio dei vecchi, non avrà mai fine. Sempre nuove onde si infrangeranno contro lo stesso scoglio» (Robert Michels, La sociologia del partito politico, 1912).
in ogni caso l’obiettivo che il M5S nazionale si prefigge è lodevole e sicuramente ottimo, il problema è che la base decisionale democratica dovrebbe esser piu’ ampia. Ovviamente ci sono due categorie di persone che aderiscono al M5S GLI IDEALISTI iscritti/frequentanti da prima del 2012 (anno della vittoria a Parma) e del 2013 dello strepitoso risultato elettorale in Parlamento e quelli venuti dopo che sono sia idealisti che opportunisti e che potrebbero in parte esser opportunisti spinti dal desiderio di una veloce carriera politica non piu’ possibile in partiti odiati corrotti e rapaci in fase di smantellamento e di riorganizzazione da parte dei padroni delle tessere. La corruzione e il nepotismo dei partiti tradizionali hanno spinto molti a votare novità. Gli stessi partiti hanno come obiettivo non sempre dichiarato di cambiare spesso nomi ragioni sociali e talvolta volti e leader proprio’ perché gli elettori per quanto smemorati non posson dimenticarsi sempre di esser stati truffati imbrogliati e traditi dai vecchi esponenti.
tra movimenti come ilm5s e partiti ci sono evidenti differenze culturali, i partiti DC PCI PD PDL sono sempre espressione di una ideologia mai applicata e realizzata, soggetta a compromessi, direi per fortuna…mentre i movimenti dal qualunquismo fino al m5s o al leghismo sono spesso una protesta contro incapacità di governo e una proposta di miglioramento poi però tale proposta resta difficile da attuare. Quasi mai la democrazia interna funziona nei partiti come nei movimenti pienamente infatti i fondi neri eni e sovietici della DC e del PCI sono finiti nelle tasche di pochi politici rallentando le speranze di cambiamento. il sistema dei partiti ha fallito probabilmente anche il sistema dei populismi avrà difficoltà, sia perché è giovane sia perché ha molti poteri forti contro ,quei poteri che avevano assorbiti i partiti distruggendoli. il dirigismo tipico dei movimenti camuffato di democraticità deve solo sperare di trovare persone di valore preparate e controllate Concludo,
il m5s lo vedo come una ideale continuazione della Dc perché insegue ideali cristiani francescani pur avendo forti connotazioni laiciste .