J. Leclercq riesce a mettere a parola un anelito nascosto nel cuore dell’uomo e la forza di queste parole diventano preghiera:
Credo, sì io credo, che un giorno,
il tuo giorno, o mio Dio,
avanzerò verso di te coi miei passi titubanti,
con tutte le mie lacrime nel palmo della mano,
e questo cuore meraviglioso che tu ci hai donato,
questo cuore troppo grande per noi,
perché è fatto per te…
Un giorno io verrò,
e tu leggerai sul mio viso
tutto lo sconforto, tutte le lotte,
tutti gli scacchi dei cammini della libertà.
E vedrai tutto il mio peccato.
Ma io so, mio Dio,
che non è grave il peccato,
quando si è alla tua presenza.
Poiché è davanti agli uomini che si è umiliati.
Ma davanti a te, è meraviglioso esser così poveri,
perché si è tanto amati!
Un giorno, il tuo giorno, mio Dio,
io verrò verso di te.
E nella autentica esplosione della mia resurrezione,
saprò allora che la tenerezza sei tu,
che la mia libertà sei ancora tu.
Verrò verso di te, o mio Dio,
e tu mi donerai il tuo volto.
Verrò verso di te con il mio sogno più folle:
portarti il mondo fra le braccia.
Verrò verso di te, e griderò a piena voce
tutta la verità della vita sulla terra.
Ti griderò il mio grido,
che viene dal profondo dei secoli:
“Padre! Ho tentato di essere un uomo,
e sono diventato tuo figlio!”.
( JACQUES LECLERCQ )
La mia forte e spontanea commozione possono essere ritenute un commento?
Grazie, non conoscevo questa poesia. Fernanda Montoro