Il fascino della sovranità e il grido dei populismi di Amedeo Piva

Mercoledì prossimo, 15 marzo, in Olanda si vota per il rinnovo della Camera bassa del Parlamento; nei mesi successivi si voterà anche in Francia, Germania, Repubblica Ceca, Norvegia e Serbia: tante tornate elettorali che incideranno sul destino del futuro europeo.

Lo slogan di Geert Wilders, leader dell’ultradestra olandese, è brutale: “L’Europa deve sparire” (QUI). Non si perde in giri di parole, dice proprio “sparire”, del resto Wilders appartiene alla stessa scuola “stilistica” di Matteo Salvini e Marine Le Pen per i quali provocazione e bullismo politico sono l’alimento base della comunicazione.

Wilders elabora (si fa per dire) il suo pensiero: “Io voglio essere responsabile del mio destino, non posso accettare che altri decidano per me, che si tratti di politiche dell’immigrazione, di chi deve o non deve entrare in casa mia, di economia, di tutto” e afferma “l’Europa non è riformabile: invece di riformare, o di discutere, o di trovare un accordo, è molto più semplice ed efficace riprenderci il potere che ci appartiene” e ancora “non abbiamo bisogno dell’Unione Europea, non ci porta la pace, non ci porta niente, ci toglie soltanto la nostra sovranità. E noi la sovranità la rivogliamo indietro“.

Non c’è alcun dubbio che riprendersi il potere è “molto più semplice” di riformare, discutere e trovare un accordo e proprio questa apparente semplicità è l’esca del sovranismo: perché perseguire una strada difficile, complessa e nella quale devi cedere parte della tua autonomia quando puoi mandare tutti a quel paese e fare quello che vuoi in casa tua? Già, perché? Perché affrontare la salita quando la discesa è più comoda? Perché darsi delle regole per giocare una partita insieme quando puoi prendere la tua palla e andartene a casa? Il pensiero che perseguire un progetto condiviso e più grande possa portare maggiori benefici per tutti non sembra neppure sfiorare questi illuminati sovranisti, il dubbio che chiudersi dentro casa a doppia mandata non garantisca -in questo mondo irreversibilmente globalizzato- nessuna sicurezza oltre a quella di morire di inedia economica e di solitudine culturale non turba i loro sogni di sovranità ripristinata.

Vendere sogni di sovranità a buon mercato è -in questo momento storico- un ottimo affare, come quello dei mercanti di elisir di lunga vita, dei manuali su come conquistarla in una settimana e su come perdere cinque chili in cinque giorni. Non c’è da stupirsi che qualcuno faccia fortuna promettendo miracoli, ma rattrista vedere quanti ancora (o di nuovo?) preferiscano credere ai miracoli dei ciarlatani.

 

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