La Leopolda è una convention politica circoscritta nel tempo (tre giorni), si svolge a Firenze negli spazi culturali della stazione Leopolda e, soprattutto, è una rete di persone che raccontano in cinque minuti un progetto per riformare il Paese. Deus ex machina dell’iniziativa è Matteo Renzi.
Tuttavia dopo sei edizioni, gli analisti politici continuano a chiedersi cosa sia realmente la Leopolda.
È una convention politica che però non si autodefinisce come politica?
È una corrente di pensiero senza un partito tradizionale?
È una parte del Pd? È un pre-congresso basato su workshop per far nascere un nuovo partito?
È un’esperienza politica che nasce dal basso?
Oppure un esperimento politico calato dall’alto?
Dalla I alla VI Leopolda… con uno sguardo alla VII
La prima Leopolda — piuttosto «fiorentinocentrica» — nasceva da esperienze simili, testate sul territorio da alcuni giovani politici che cercavano forme e metodi nuovi per parlare di politica e ai politici. I numeri diedero loro ragione: 7.000 i presenti e 25.000 collegamenti in streaming. Renzi era allora sindaco di firenze.
Dopo solo 5 anni, alla quinta edizione, celebrata dal 24 al 26 ottobre 2014, Matteo Renzi la apre portando simbolicamente una triplice corona: è l’organizzatore e il padrone di casa, è segretario del più grande partito italiano ed è il Presidente del Consiglio. La natura della Leopolda cambia, la stampa la definisce «la Leopolda di Governo».
Il premier è chiamato Matteo (“Matteo-uno-di-noi”), la sua vicinanza diretta con il suo popolo annichilisce e supera i corpi intermedi. È, questo, un dato da non sottovalutare: la politica non cerca l’aiuto delle intermediazioni presenti nel corpo sociale, dai sindacati alla Confindustria, dai giornali all’associazionismo. Conta il rapporto diretto tra il popolo e il leader, che è garantito da nuove lobby di potere. Ma gestirla come Governo del paese avendo attraversato la riva dell’opposizione complica le cose.
Alla convention partecipano circa 10.000 persone e 450 giornalisti accreditati, in un centinaio di tavoli tematici sui temi dell’agenda politica. Dietro alla coreografia giovanilistica del palco, la regia di comando impedisce che nasca il Pd della Leopolda. Non serve: il centro-sinistra non ha voce, il Pdl è troppo occupato a gestire i conflitti interni, mentre Renzi non ha alcun oppositore credibile.
L’ultima Leopolda, quella del 10-12 dicembre scorsi, è stata definita dalle voci più vicine a Renzi: «Una Leopolda di galleggiamento, una sorta di mantenimento del consenso». Le voci critiche all’interno del Pd ritengono che la sesta edizione sia stata la peggiore, sia per mancanza di idee, sia perché schiacciata sulla contingenza dei temi politici.
Eppure, a Renzi va riconosciuto il coraggio di aver organizzato un dibattito pubblico sul Governo, che ha tenuto insieme la Leopolda di lotta e quella più governativa.
Sul palco della penultima edizione, che è costata circa 300.000 euro e ha avuto circa 24.000 presenze, solo vecchie valigie, un timone, una scrivania con sopra una lampada e un mappamondo vintage.
Il clima politico che si è respirato alla Leopolda 2015 è stato da processo, più che di dibattito. Pochi giorni prima Roberto Saviano aveva invitato Maria Elena Boschi a dimettersi per la vicenda della Banca Etruria, che ne coinvolgeva il padre.
Pd e Leopolda: tra amori e odi
Il Pd convive con la Leopolda nel modo evocato dall’antica massima latina: simul stabunt simul cadent, insieme staranno oppure insieme cadranno. Per il segretario Renzi vale un’equazione: il Pd sta alla Leopolda come la cabina di pilotaggio di un aereo sta al suo motore. Con un “però” che Renzi precisa: «Guai a chi vuole parlare di correnti, allora resti a casa, questa è una festa, qui è come tornare a casa dove tutto è cominciato». E aggiunge: «Ma senza la Leopolda non sarei il Premier». La Leopolda potrà solo ispirare il Pd ma non esserne parte, è troppo simile alle convention americane dove si va solo se si condivide il leader, il contradditorio non è nemmeno contemplato.
La Leopolda è ora legata al destino del Presidente del Consiglio più che a quello di Renzi segretario. Il suo modello organizzativo continua a provocare il ruolo e la riforma dei partiti, attualmente in seria difficoltà nell’assolvere le loro funzioni costituzionali. Anzi, in questi ultimi due anni anche nella Leopolda è entrata la cultura del talent-show, in cui si selezionano i migliori.
Sembra chiaro un altro dato politico: la natura fluida ma anche di rete della Leopolda è legata anche al referendum del 4 dicembre. Lo spirito di questo modello non ha funzionato. E’ per questo che la VIII Leopolda fatica a essere originale e, lasciatemelo dire, originante per un reale e concreto progetto politico.
Approfondisci il tema nello studio pubblicato su LA CIVILTA’ CATTOLICA:
LA LEOPOLDA: ESPERIENZA O ESPERIMENTO POLITICO?
The Leopolda is a political convention defined by time (three days) amidst a network of people who speak about a project to reform the country in five minutes. The Leopolda takes place in Florence in the cultural spaces of the train station from which its name derives. Deus ex machina of the initiative by Matteo Renzi, who over the years has been joined by Giuseppe Civati, Matteo Richetti, Davide Faraone and Maria Elena Boschi. Over six years, the generation on the bench, which had as its slogan «demolishment», has become an important part of the current Government. So the nature of the Leopolda has had a «before» and an «after»: from a political experience founded at the grassroots by anonymous faces for the good of the country, it has become an experiment in which the Government selects the voices of its choir. Finally, its fate is tied to the referendum in October 2016.