Quando un turista arriva a Roma si dice che deve visitare almeno tre punti della città: una piazza (la piazza Navona), una fontana (la fontana di Trevi) e un altare (l’altare di Sant’Ignazio di Loyola nella chiesa del Gesù). Questi tre luoghi esprimono la natura e la bellezza della città, quella dell’umanesimo politico e cristiano.
Roma caput mundi
Tra i primati di Roma rimane l’accoglienza dei turisti e dei pellegrini che ogni anno arrivano nella Capitale per varie manifestazioni politiche, religiose e culturali. Ma è l’antica massima Roma caput mundi a rimandare alla millenaria convivenza civile e religiosa tra i successori dell’imperatore e di Pietro. Il suo tessuto sociale infatti è radicato nelle realtà dell’amministrazione pubblica ed ecclesiale che svolgono un ruolo sociale rilevante per l’intero Paese. Tuttavia direbbero gli antichi dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur (mentre a Roma si delibera, Sagunto è espugnata).
Roma è messa in ginocchio da scandali e colpita dalla crisi dell’amministrazione comunale. Nello studio su La Civiltà Cattolica approfondisco il tema e ripercorro le cinque sfide della Chiesa spiegate dal Card. Agostino Vallini — vecchie e nuove povertà; accoglienza e integrazione; educazione; comunicazione; formazione di una nuova classe dirigente — per interloquire con tutti i romani interessati alla costruzione del bene comune. Il tono umile e fermo della Lettera non separa i cattolici dai non cattolici, ma è un appello per unire le persone oneste di fronte alle bande del malaffare.
La corruzione diffusa nei comportamenti
Leggendo l’articolo un importante Magistrato della Corte di Cassazione mi ha scritto: “Il tarlo che corrode la pubblica amministrazione a Roma (e non solo) è soprattutto questo: nell’amministrare la città, un quartiere, finanche un condominio, si pensa a quale vantaggio l’amministratore possa trarre da ciò che fa. La logica del bene comune diviene logica dell’interesse di pochi, pochissimi e ci sono leggi che sono arrivate a sancirlo. Il fenomeno è così esteso da renderne molto difficile l’estirpazione, perché si autoalimenta, si espande, si fa potere senza limite esterno,(anche il controllo diviene forma di potere autonomo), corrompe, rende difficile un vero ricambio, preferendo forme di autorinnovamento che consentono di mantenerne la logica (cambiare per non cambiare). Senza speranza? No. Basterebbe già che si cominciasse a credere che, se il maggior numero di persone sta bene, stiamo meglio anche noi e siamo anche più difesi, perché molti di più vigileranno su di noi”. Già, amicus omnibus, amicus nemini.
Marino, la sua amministrazione e lo scandalo di Mafia Capitale
Sta umiliando Roma l’inchiesta di Maffia Capitale, così estesa e ramificata. Mi limito a riportare un passaggio della relazione della Commissione, guidata dal prefetto Marilisa Magno, alla Procura della Repubblica in cui emergono giudizi molto duri e comunque ancora da provare: «Marino dimostra di avere commesso l’errore di sottovalutare la corruzione e non identificarla per quello che è: veicolo di contagio mafioso». Oltre al fatto che Marino non è riuscito «ad opporsi al condizionamento del sodalizio», nella relazione si legge: «L’asservimento delle funzioni pubbliche travolge la libera formazione della volontà degli organi deliberativi piegandoli agli interessi del sodalizio, in virtù di una trama corruttiva cui hanno aderito membri dell’assemblea e della giunta capitolina […]. Il quadro che emerge è quello di un’amministrazione inquinata i cui atti gestionali presentano gravi deviazioni rispetto al canone normativo». Infine, si sottolinea che gli «schemi e copioni […] non sono stati intaccati dal cambio di amministrazione successivo all’elezione del sindaco Marino».
La città più popolata d’Italia
La città, come tutte le grandi aree metropolitane del mondo, si compone di diversi tasselli di un unico puzzle; per questo il territorio di Roma Capitale è suddiviso in 15 Municipi (ex Circoscrizioni), che hanno una loro autonomia gestionale, finanziaria e contabile. La città, con i suoi 2.863.600 abitanti, è la più popolata d’Italia, la quarta dell’Unione europea, dopo Londra, Berlino e Madrid. Il 48% della popolazione del Lazio risiede a Roma; la sua popolazione è il doppio di quella di Milano (1.340.000) e il triplo di quella di Napoli (980.000). Una città numerosa, ma anche estesa: con 1.287,36 kmq è il comune più esteso d’Italia e il terzo in Europa, dopo Londra e Sofia. La superficie territoriale, equivale alla somma (1.274 kmq) delle superfici di nove città italiane: Milano (181 kmq), Torino (130 kmq), Genova (240 kmq), Bologna (140 kmq), Firenze (102 kmq), Napoli (119 kmq), Bari (117 kmq), Palermo (160 kmq), Cagliari (85 kmq). Infine è tra le maggiori capitali europee per ampiezza del territorio e la prima città per superficie agricola.
Roma è diventata la sua periferia
La tensione tra l’unità del centro e la diversità delle sue periferie ha frammentato nel corso di questi ultimi 20 anni l’omogeneità culturale, urbanistica e sociale. «Il centro storico si sta progressivamente svuotando di abitanti residenti e si trasforma in centro della politica e in distretto turistico. Roma sta diventando la sua periferia. Il 23% della popolazione vive oggi al di fuori del Grande Raccordo Anulare e in queste aree l’incremento degli abitanti negli ultimi 10 anni è stato del 26%. Uno dei fenomeni più importanti caratterizzanti lo sviluppo insediativo del Comune di Roma negli ultimi quindici-venti anni è, ad esempio, lo sviluppo delle grandi polarità commerciali e dell’intrattenimento. Sono presenti più di 28 grandi centri commerciali nel territorio cittadino (e altri sono in costruzione). Inoltre, sotto la pressione del mercato immobiliare in crescita, la popolazione — soprattutto le giovani coppie — va a vivere fuori Roma, alla ricerca di una casa a più buon mercato o anche di una migliore qualità della vita e dell’ambiente. La periferia ha assunto così una dimensione metropolitana».
Sono le periferie della città, le zone nascoste ai turisti, a essere la parte «viva» e pulsante della città risiedente. Il centro si sta trasformando in un distretto turistico e commerciale; le botteghe artigiane, i negozi e le antiche trattorie romane stanno lasciando il posto a esercizi commerciali e ristoranti globalizzati. Sebbene nel centro si trovino molti appartamenti sfitti, paradossalmente il prezzo degli affitti non è più accessibile alla classe media. Nel quartiere del Pigneto, dove negli anni Novanta del secolo scorso il costo della casa era di circa 1.500 euro al mq, attualmente i prezzi oscillano tra 6.500 e 8.000 euro; nel rione Monti, da 3.000 euro al mq si è arrivati a 10.000 euro.
I Quartieri di periferia
La costruzione di interi quartieri in mano a pochi «palazzinari» ha lasciato per molto tempo i cittadini senza servizi, ma l’inarrestabile espansione a macchia d’olio ha imposto un cambiamento nell’organizzazione della vita quotidiana di molti cittadini romani. Un esempio è dato dai centri commerciali frequentati da migliaia di romani; nella Provincia di Roma (ora Città metropolitana) se ne registrano complessivamente 40. Si tratta del frutto delle politiche delle «centralità» previste dal nuovo Piano regolatore generale, approvato nel 2008. Sono stati costruiti nuovi agglomerati residenziali — come, ad esempio, quello di Bufalotta, quartiere con più di 10.000 abitanti —, pensati a ridosso delle grandi infrastrutture stradali del Grande Raccordo Anulare e delle autostrade. Valga per tutti un dato: il centro commerciale di Bufalotta registra 16 milioni e mezzo di visitatori l’anno, più dei visitatori del Colosseo e dei Fori imperiali.
Il trasporto urbano pubblico — che ci limitiamo a definire problematico e insufficiente ai bisogni di una Capitale, spesso bloccata da inefficienze e da scioperi — ha fatto esplodere il trasporto privato su ruote: sono circa 1.700.000 i veicoli a quattro ruote, e mezzo milione i veicoli a due ruote, che costringono i cittadini romani a passare nel traffico una media di 92 ore all’anno.
La pressione e i costi del mercato immobiliare hanno spinto la popolazione a vivere anche fino a Orte, che dista 50 km dal centro; è per questo che negli ultimi 10 anni alcuni Comuni a nord di Roma sono diventati tra i 30 Comuni con il maggior incremento di popolazione in Italia.
Abusivismo
La periferia romana soffre di altri due problemi: l’edilizia residenziale pubblica e l’abusivismo. Il quartiere di Tor Bella Monaca, nella periferia est, dev’essere considerato una città nella città: è abitato da circa 30.000 abitanti. È qui che si trova la più grande percentuale di disabili e la maggiore concentrazione di persone agli arresti domiciliari. Il quartiere di San Basilio, sorto anch’esso nella periferia est, è il principale centro di spaccio e smistamento della droga a Roma.
Nel quartiere di edilizia residenziale pubblica di Vigne Nuove, solo il 30% degli studenti accede alle scuole dell’obbligo. A Borghesiana, nella borgata Finocchio, sulla Casilina, vivono circa 40.000 persone in una vasta area abusiva; la loro unica area verde è un parco voluto dai comitati locali, che sono riusciti a far confiscare quell’area alla criminalità (era di proprietà della Banda della Magliana), per trasformarla nel «Parco della Pace». Non meno problematici sono i dati che svelano la «città abusiva»: il 37% del tessuto urbano residenziale è di origine abusiva e il 40% della popolazione vive in aree nate come abusive.
Certo, vi è edilizia ed edilizia! Per quale motivo però da oltre sette anni sono bloccate le cooperative per il piano casa?
Nell’articolo spiego alcuni modi per ripartire in positivo e arginare una crisi che più che sociale e antropologica e morale, quella che fa male al cuore perchè toglie speranza e gioia di vivere. Partiamo però tutti da una soglia che è scritta nelle pagine di Seneca: Imperare sibi maximum imperium est (Comandare a se stessi è la forma più grande di comando).
Anche Vita ha ripreso l’articolo e ne propone un’importante sintesi.