La riforma della scuola tra tempeste e raggi di luce

Il Disegno di legge sulla “Buona scuola”, approvato dalla Camera dei Deputati il 9 luglio scorso, è una buona legge? Servirà al Paese? Garantirà una buona formazione alle generazioni che studiano?
La nuova legge assegna alla scuola 3 miliardi di investimenti, prevede l’assunzione di 102.700 insegnanti precari e affida nuovi poteri ai presidi. La tensione rimane alta sia tra le parti sociali e le forze politiche di minoranza sia tra i deputati di maggioranza che hanno dovuto subire un testo blindato sul quale non è stato possibile porre emendamenti o discuterlo in Aula.
Il presidente Renzi, avocando a sé la riforma ha privilegiato la dimensione politico-organizzativa su quella didattica e pedagogica. La riforma — nella quale mancano anche interventi contro la dispersione scolastica e le diseguaglianze — va considerata come una buona manutenzione ordinaria dell’autonomia scolastica che può essere migliorata con i decreti attuativi.

Ecco come è stato commentato l’articolo da tre autorevoli fonti diverse che è pubblicato su La Civiltà Cattolica

(ANSA) – 3 SET – La riforma della scuola ha tralasciato una riflessione fondamentale, quella “sul cosa e come educare”.
Lo sottolinea Civiltà Cattolica, la rivista dei Gesuiti. “Oltre al tema delle assunzioni e della manutenzione degli istituti, la riforma avrebbe dovuto includere – scrive padre Francesco Occhetta – anche la riflessione sul cosa e come educare. Valga come insegnamento il detto popolare: ‘Presto e bene non stanno
insieme'”.
Civiltà Cattolica critica anche il non avere incluso “i nuovi saperi”. Questo rischia “di penalizzare gli studenti che parlano già linguaggi diversi e usano tecniche di apprendimento veicolate dalle nuove tecnologie dell’informazione e dai social network. Di loro la riforma non tiene debito conto”.
Per la rivista dei Gesuiti “se l’attuazione della riforma riuscirà ad andare oltre le emergenze, anche le tensioni tra ‘poveri’ (insegnanti e studenti e tra scuola statale e scuole
paritarie) troveranno un equilibrio”. Civiltà Cattolica interviene anche sulla questione del rafforzamento dei poteri dei dirigenti scolastici sulla quale si
sono concentrate le proteste dei sindacati. “Chi controllerà e certificherà il controllore? Saranno i risultati che i dirigenti si saranno auto assegnati con i rapporti di autovalutazione? Se così fosse, si ignorerebbero obiettivi qualificanti come quello della dispersione scolastica o dell’inclusione, ma anche della formazione di eccellenze o dell’integrazione”, conclude la rivista.(ANSA).

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“MANCATA RIFLESSIONE SU COSA E COME EDUCARE” Agenzia sir

Una riforma che ha accelerato “la dimensione politico-organizzativa”, ma omesso “quella didattica, pedagogica e antropologica”, occupandosi più della stabilizzazione degli insegnanti che della “riflessione sul cosa e come educare”. Questo il giudizio sulla riforma della scuola che p. Francesco Occhetta esprime nell’ultimo numero de “La Civiltà Cattolica”. Per il gesuita, sull’approccio educativo è sembrato prevalere “quello tecnico-politico”. Nella sua analisi Occhetta ripercorre la gestazione e l’iter della riforma, approvata lo scorso 9 luglio. Tra i punti salienti i nuovi “poteri” del preside (tema su cui si sono concentrate le proteste sindacali degli insegnanti, in particolare per la chiamata nominativa dei docenti); la previsione di 400 ore di stage in aziende o enti pubblici per gli studenti degli istituti tecnici o professionali, e di 200 ore facoltative per i liceali, sdoganando così “tirocini e didattica in laboratorio che acquisiscono una cittadinanza più definita”. La riforma, prosegue Occhetta, prevede il “piano di orientamento fin dall’inizio dell’anno”. Cento milioni i fondi stanziati per la formazione, ancora pochi ma “già un primo passo”. I docenti riceveranno una card di 500 euro l’anno per “consumi culturali”; entro il 31 dicembre 2015 si svolgerà un concorso cui potranno accedere i precari che non rientrano nei 100mila nuovi assunti.

“QUALI CITTADINI VOGLIAMO FORMARE?”

Previste detrazioni fino a 400 euro per la famiglia che iscrive il proprio figlio in una scuola paritaria, mentre i fondi stanziati per il funzionamento delle scuole (da 111 a 200 milioni di euro) garantiranno le spese correnti. “Per diminuire il tasso di abbandono scolastico, che nelle scuole superiori si aggira intorno al 20%”, avverte Occhetta, “occorre ripartire dal merito e da un nuovo patto educativo di corresponsabilità, basato sulla fiducia e sulla collaborazione tra genitori, professori, studenti e mondo del lavoro”, ma “il non includere i nuovi saperi, e la crisi” della cosiddette “autorità autorevole” rischiano di “penalizzare gli studenti”. Due, le domande rimaste sullo sfondo: “Quali cittadini vogliamo formare? Per quali ragioni nel nostro Paese il tasso di analfabetismo si aggira ancora intorno al 3,5%?”. Ad esse si aggiungono “alcune omissioni” come la riforma dei cicli scolastici o quelle “legate ai costi del sistema”. Nei Paesi del Nord Europa “l’istruzione è gratuita, mentre una famiglia italiana spende mediamente 700 euro all’anno per i costi di istruzione” al punto che “una famiglia su cinque ricorre ai prestiti”. “Anche l’eccessiva discrezionalità lasciata ai presidi – aggiunge Occhetta – avrebbe potuto essere meglio orientata dal Governo, se avesse tradotto in scelte concrete i risultati della consultazione che chiedevano, ad esempio, di potenziare la lingua inglese”.

OCCHETTA (CIVILTÀ CATTOLICA), “UNA SCOMMESSA APERTA”

Per Francesco Occhetta, il provvedimento “definisce una nuova modalità organizzativa e richiede una serie di verifiche in itinere”; è una “scommessa aperta” da cui potranno emergere “sostanziali innovazioni” o “una dannosa passività che pagheranno gli studenti”. Il gesuita sottolinea tuttavia la “apertura di credito alla riforma” espressa dal segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, “che la ritiene ‘un passo in avanti’ ed esprime il suo ‘plauso’ alla circolare del ministero dell’Istruzione il quale precisa che i progetti formativi debbono essere sottoposti all’attenzione delle famiglie con i piani di offerta formativa”. Occhetta richiama, inoltre, l’affermazione del cardinale presidente Angelo Bagnasco (nella prolusione alla 68ª Assemblea generale lo scorso maggio): “Con il Papa diciamo no ad una scuola dell’indottrinamento, della ‘colonizzazione ideologica’. Diciamo sì alla scuola libera, libera non perché sganciata dal sistema scolastico nazionale, ma perché scelta dai genitori, primi e insostituibili educatori dei loro figli”, precisando che il riferimento è per entrambi all’insegnamento del gender. La Chiesa italiana, sottolinea, ha a cuore “tutta” la scuola intesa come “bene comune”. Infine il richiamo all’invito di Papa Francesco al mondo della scuola, il 10 maggio 2014.

Valeria Covato di Formiche titola il suo pezzo: Buona Scuola, la pagella di Civiltà Cattolica

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