Stefano Stimamiglio, paolino, racconta in un suo volume la storia di Georg Sporschill, il gesuita che trova il paradiso immergendosi nelle fogne della Romania per andare a trovare i bambini che lì vivono.
Si tratta della parabola di vita di un gesuita particolare. Nato nel 1946 nella regione austriaca del Voralberg, quinto di nove fratelli, il giovane Sporschill entra in Seminario a Innsbruck proprio nel 1964, anno del Concilio, completa gli studi alla Sorbona di Parigi, poi si iscrive alla Facoltà di Psicologia e Pedagogia di Innsbruck e inizia a lavorare come operatore in case di accoglienza per minori e in carcere. Entra nella Compagnia di Gesù nel 1976 e due anni dopo viene ordinato sacerdote. Da lì a poco la sua cattedra diventerà la strada, la sua specializzazione il «disagio giovanile», per cui si trasferisce in Romania, i suoi allievi i tanti ragazzi poveri.
Si capisce anche l’esperienza del Central Social Sf. Lazár primo approdo per i ragazzi che vengono dalla strada della Gara de Nord. Ma anche l’esperienza della Farm, una fattoria ricavata da un vecchio Kolchoz a pochi km a nord di Bucarest. Tutte esperienze che ruotano intorno all’Associazione Concordia, accreditata presso lo stato rumeno. A Cioplea, quartiere periferico di Bucarest, si apre una comunità femminile.
Concordia cresce, p. Georg oltre a tessere buoni rapporti con la chiesa rumena e ortodossa, si convince di andare nell’Est, in Moldavia e Bulgaria: gli esordi sono difficili, ma l’incontro con la moglie del Presidente della Repubblica moldava è risolutivo: sorgerà la Città dei bambini sia a Pirita sia a Chisinau, per i ragazzi più grandi.
L’ultimo progetto è quello chiamato Elijah a Sibiu, nella Transilvania, nel 2011 dove il gesuita incontra i Rom; è qui che l’A. dipinge una grande composizione di luogo perché il lettore possa vedere e toccare con mano quell’opera.
P. Sporschill ha vissuto un rapporto particolare con il card. Martini, che si è consolidato a partire dal 2002, quando l’Arcivescovo emerito di Milano si trasferisce a Gerusalemme. Li lega l’amore per la scrittura o più semplicemente quell’affinità umana che fa germogliare grandi relazioni spirituali.
Nel 2007 trascorrono molto tempo insieme, e da quegli incontri nascerà la pubblicazione Conversazioni notturne a Gerusalemme. È a Sporschill che Martini confida la necessità di una riforma della Chiesa: «Occorre — gli disse — prendere il largo… con coraggio… per andare nella notte dell’uomo». I due gesuiti si salutano per l’ultima volta a Gallarate l’8 agosto 2012.
P Sporschill distingue la buona stanchezza dall’inquietudine per la giustizia: «Quando giungo a sera e sono stanco, allora sono contento, vuol dire che qualcosa è sicuramente andato a buon fine, che sono sopravvissuto, che domani avrò altri doni. Per me è importante la stanchezza. Non posso dire, invece, di essere soddisfatto, questo no. Non potrò mai esserlo finché ci saranno un povero, un bambino ancora in strada o abbandonato, un Rom che vive in condizioni disumane».
Rimane davanti a vite così di meditare l’insegnamento del midrash rabbinico scelto per intitolare il volume di p. Stimamiglio: «Chi salva una vita salva il mondo intero». Una sola vita!
Per dire come l’utopia di una vita spesa per il servizio può essere alla portata di tutti.