Ha colpito come una freccia il cuore dell’opinione pubblica lo scandalo legato al calcio internazionale e alla Fifa.
E’ per questo che su Civiltà Cattolica approfondiamo l’argomento con una nostra analisi antropologica ed etica dal titolo “Il calcio ferito dalla corruzione della FIFA”.
Dopo soli nove anni ci si trova davanti ad un’inchiesta analoga a quella di Calciopoli del 2006, ma questa volta dalle dimensioni mondiali.
A rivelare i dettagli dell’inchiesta, sono stati il ministro della giustizia americano, Loretta Lynch, e il numero uno dell’Fbi, James Comey a metà maggio a New York durante una conferenza stampa.
L’inchiesta che si allarga a macchia d’olio getta luce anche nelle tenebre di episodi rimasti oscuri e mai spiegati come quello a danno dell’Italia e a favore della Corea nel Mondiale del 2002 in Corea e Giappone (l’arbitro Byron Moreno annullò un gol regolare all’Italia ed espulse Totti per proteste, ignorando le gomitate a Del Piero, che rimase vistosamente ferito al volto). Episodi strani come quel mani nel gol di Thierry Henry all’Irlanda di Trapattoni che qualificò la Francia. Un mani visto da tutti tranne che dall’arbitro. A sovrintendere alla designazione degli arbitri e al loro comportamento c’erano proprio i maggiori imputati e arrestati di oggi nell’inchiesta americana.
Le ragioni della crisi non sono di natura finanziaria e istituzionale, ma etica e antropologica, tanto da toccare l’essenza stessa del gioco del calcio. Il governo mondiale del calcio professionistico è la causa o la conseguenza di quello che è successo? Forse entrambi.
È la causa in quando ha creato le condizioni per affermare a ogni costo quella mentalità narcotizzante che stimola comportamenti sleali, corruzione diffusa, abilità di ingannare, la volontà di prevalere fino ad usare i giocatori come delle merci riempiti di anabolizzanti per superare i propri limiti.
È la conseguenza perché anche la Fifa è parte di un circolo vizioso su cui si innesta un sistema di corruzione diffusa su cui si costruisce la fama, la ricchezza e il potere intorno al mondo del calcio destinati a condizionare la vita sociale e politica di molti Paesi.
Le persone vicine al mondo del calcio sono circa 23.500.000, mentre i tifosi si aggirano intorno ai 32.000.000. La finale dello scorso anno della coppa del mondo tra Germania e Argentina è stata seguita da un miliardo di telespettatori.
Davanti a questi numeri ci chiediamo: il calcio è panem et circenses per distrarre la popolazione dai problemi veri della politica o costituisce il «valore aggiunto» delle società in cui lo si pratica per educare i giovani e vivere in società una festa sportiva?
Manca una seria riflessione culturale anche sul calcio… il giornalismo sportivo poi dovrebbe alzare l’asticella della cultura! Nell’articolo approfondisco il tema.
Il calcio professionistico, giornalismo sportivo incluso, è troppo sottomesso agli sponsor che condizionano gli agenti del calcio a diventare venditori di merce.
Non bastano i circa 50 programmi di calcio alla radio, o le 20 trasmissioni delle televisioni private che trasmettono programmi sportivi: non riescono a trasferire le stesse emozioni di un articolo di Gianni Brera e Giorgio Tosatti, o di un commento di Sandro Ciotti o Bruno Pizzul; erano le parole di uomini intellettualmente onesti che andavano oltre gli aspetti tecnici o gli interessi di parte da difendere e avevano chiara la loro funzione educativa e politica in senso nobile.
Ha ragione Gianni Riotta quando su La Stampa del 28 maggio scrive: «Se la ministra Lynch e le autorità svizzere, magari con una mano da Michael Platini e dalla, finora spaurita, Uefa riuscissero a battere ai rigori la corruzione Fifa, che bel giorno sarebbe. La vera missione è: calcio pulito» (p.28).
Il passo successivo deve essere quello in grado di avviare una stagione nuova che, a nostro parere, ricominci dalla creazione di un sistema regolatorio di Autority (nazionali e internazionali) che garantiscano ad hoc il rispetto del principio di trasparenza dei bilanci delle società di calcio che sono luogo delle plus valenze (extra profitto) derivanti dalla compravendita dei calciatori e dei loro stipendi.
Riteniamo urgente anche l’adeguamento della composizione della Governance della Fifa e l’alternanza dei suoi membri, fino ad ora gestita come un clan chiuso senza un limite di mandati per le cariche.
Anche le Agenzie Ansa e Asca hanno commentato l’articolo.
Ne ha parlato anche Formiche “Civiltà Cattolica non perdona la Fifa“