L’informazione sportiva, per quanto sia l’argomento più amato dai giovani giornalisti, è analizzata raramente dalla letteratura scientifica. Il volume che ho letto di Marica Spalletta e Lorenzo Ugolini, intitolato Sportnews. Modi e mode del giornalismo sportivo italiano, ha il merito di trattare non solamente l’evoluzione dello sport nel giornalismo ma di ricostruire sia il panorama mediatico sia quello informativo sul tema.
La domanda a cui gli autori rispondono sono le seguente: «Di cosa parliamo, quando parliamo di giornalismo sportivo?». In quale senso il giornalismo sportivo è specialistico? È giornalismo sportivo raccontare l’evento o offrire una sua lettura sociale?
Quello sportivo non può essere considerato tecnicamente un giornalismo «di nicchia» in quanto è sempre più «trasversale e fondamentale» in tutte le piattaforme dei news media (stampa cartacea, televisione, radio, web, social media). Oramai fanno notizia sport estremamente diversi tra loro e le grandi cerimonie mediatiche dello sport come Olimpiadi e campionati mondiali ma anche le «contaminazioni» del giornalismo sportivo con altri generi giornalistici, come la politica, l’economia, la cronaca nera, la cronaca giudiziaria, la cronaca bianca, il giornalismo scientifico, il giornalismo sociale e la cronaca rosa.
Insomma per gli autori «il giornalismo sportivo costituisce effettivamente un mondo a parte». Le redazioni sportive nascono e si sviluppano in maniera separata rispetto al resto delle testate; la tematica affrontata è considerata come voluttuaria e poco rilevante ai fini del ruolo sociale del giornalismo; agli stessi giornalisti sportivi sono spesso riconosciute delle «libertà» deontologiche (per esempio la manifestazione del proprio personale tifo) che, nel giornalismo tout court, sarebbero considerate espressione di faziosità e/o partigianeria.
C’è però la tendenza dei news media è quella di trattare la notizia sportiva al pari della notizia politica, estremizzandone i processi di mediatizzazione (ovvero spettacolarizzazione, personalizzazione e leaderizzazione) e popolarizzazione.
A questo dato si aggiunge la tendenza ad affiancare (e a volte persino a sostituire) alle notizie riguardanti il prima, il durante e il dopo le competizioni sportive, quelle notizie che riguardano invece tutto ciò che è connesso con tali competizioni. È questo modo di fare che ha portato a una contaminazione del giornalismo sportivo con altri generi giornalistici: dalla politica interna e internazionale all’economia, passando per la medicina e la scienza, il costume e la cultura, per non dire cronaca in tutte le sue diverse sfumature (nera, bianca, rosa).
Il significato dei valori è così cambiato: un evento sportivo diventa notizia in ragione della sua novità, della dimensione, della vicinanza, delle conseguenze pratiche, dell’idea di progresso, ma anche in ragione della sua drammaticità, del prestigio sociale dei soggetti coinvolti, della sua conflittualità e dello human interest che esso è in grado di suscitare. Il valore notizia è dunque determinato dai fenomeni di spettacolarizzazione, personalizzazione, leaderizzazione e popolarizzazione.
Lo schema delle notizie sportive non appare più solido e composto da ciò che riguarda la competizione con le sue regole e valori, come è stato storicamente, ma è diventato fluido, si adegua cioè ai desiderata del pubblico sulla base della storia dello sport oggetto di informazione, delle sue caratteristiche, dei suoi personaggi, dei suoi risultati sportivi e dei suoi peculiari motivi di interesse extrasportivi.
Se allora l’obiettivo è l’ampliamento del bacino di utenza di uno sport sui mezzi di informazione, il modello di riferimento del giornalismo sportivo, secondo gli autori, è «il modello market», che tratta l’informazione al pari di qualunque altro bene, e finalizza l’intero processo informativo a offrire al pubblico ciò che il pubblico vuole.