I segreti di una vita sana e lunga? #Expo2015

Gli interrogativi relativi al senso della vita stanno assumendo nel contesto culturale contemporaneo un significato nuovo.

Non sempre infatti l’umanizzazione della medicina cresce con la tecnicizzazione della medicina stessa sempre di più concentrata sull’azione del «curare» (to cure) la malattia e sempre meno su quella del prendersi cura (to care) del mondo affettivo, relazionale, psicologico e spirituale del paziente.

È forse per questo motivo che il prof. Trabucchi, presidente dell’associazione italiana di Psicogeratria e docente all’Università di Tor Vergata ha voluto raccogliere una sorta di «distillato» del suo insegnamento per rispondere ad alcune delle domande fondamentali sulla qualità della vita.

Egli afferma: «Salute non è solo “sentirsi bene”, ma è la capacità di essere nel mondo in modo attivo (anche se la malattia adeguatamente trattata non deve precludere tale relazione). […] La salute non è pura assenza di una malattia o “il silenzio degli organi” [ma è] un vivere in equilibrio, senza rotture all’interno di noi stessi, con gli altri, con l’ambiente che ci circonda».

La dignità di vivere una vita sana non può che includere il significato più ampio di salute che dal latino salus richiama la salvezza.

Spesso ci rifugiamo a ricercare i segreti dell’elisir di lunga vita, ma è sulla domanda di senso che va focalizzata la nostra attenzione che apre ad almeno tre domande che ruotano intorno alla qualità della sua vita: dal rapporto con il cibo e la sua qualità, alla cura del proprio corpo attraverso l’esercizio fisico e l’ascolto, fino al rapporto tra la propria storicità e il tempo.

x_editoriale1Ecco cosa rende una vita degna secondo Trabucchi: «L’obiettivo finale è aiutare la crescita dell’individuo rendendolo resiliente di fronte alle crisi, cioè capace di ritrovare un equilibrio dopo l’esposizione a circostanze destabilizzanti. La difesa della salute è un equilibrio senza fine, che dura tutta la vita, per imparare a gestire il rapporto in continuo movimento tra l’io psichico, il corpo, le relazioni, l’ambiente».

La speranza, la nostalgia, i desideri, la gioia di conoscere, la capacità di riposare, la consapevolezza di sentirsi utili anche da anziani sono tutti elementi che possiamo paragonare al carbone per un treno a vapore.

L’ «attività fisica» non è, come si pensa, la semplice «attività sportiva» ma «un atteggiamento di fondo, che induce ad usare il proprio corpo secondo lo scopo per cui è stato fatto: essere un elemento vivo dell’ambiente, al cui interno il corpo stesso si muove costantemente (a casa, al lavoro, durante il tempo libero ecc.)» è in questa parte che i dati scientifici riportati lanciano un allarme: chi si ferma, non solamente nel movimento ma anche nel pensare e progettare, sta male e si ammala. In una parola: «l’interesse per la vita è il segreto della vita stessa»; chi si sente partecipe delle dinamiche che lo circondano «è destinato a una vita migliore e più lunga».

È questo dunque l’invito di Trabucchi a contribuire con la propria vita a formare «capitale sociale»: è la vita sociale che vince le solitudini come il partecipare all’associazionismo, interessarsi degli altri, curare la propria vita spirituale ecc. In una parola: accogliersi senza cancellare il ricordo di ciò che si è perché il corpo custodisce la «memoria della persona».

I segreti di una interiormente sana iniziano dal saper «rigerarchizzare» alcuni valori sociali in auge, come l’efficienza, la produttività, la vitalità, la stabilità economica, la tecnica, preferiti ad altri valori come il limite, la sofferenza e l’accoglienza della fragilità. I primi aumentano nel contesto culturale occidentale un vitalismo sterile i secondi, invece, rendono fecondo l’umano nonostante la sua caducità e la sua finitudine.

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