A Civiltà Cattolica il 17 gennaio è stato trattato il tema del genocidio degli armeni. Una sala gremita, molta emozione e la presentazioni di fonti inedite.
Papa Francesco aveva definito, il 3 giugno 2013, durante un incontro con una delegazione guidata dal patriarca Nerses Bedros, la tragedia del popolo armeno come “il primo genocidio del XX secolo”.
Il 12 aprile 2015 in San Pietro una messa in ricordo dei cento anni dall’inizio del Genocidio Armeno, cominciato il 24 aprile 1915 a Costantinopoli.
A Civiltà Cattolica abbiamo deciso di parlarne per due motivi:
– primo per fare tesoro dell’insegnamento degli antichi quando ci dicono che “quello che si dimentica potrebbe ritornare”. Fare memoria che significa dirci “non ripetiamo più quegli errori” non solo come singoli ma anche come popoli, culture Stati nello scacchiere geopolitico.
– il secondo motivo è per presentare quello che la Santa ha detto e ha fatto in quel tempo.
Da anni il p. Ruyssen, sta raccogliendo, ordinando e sistematizzato come quei fatti venivano riferiti, interpretati e vissuti dalla Chiesa Cattolica e dalla sua gerarchia, che non perseguiva i medesimi interessi economici e politici delle potenze europee.
La sua ricerca è raccolta in 7 volumi, pubblicati da Lilamè Valore Italiano. La forza di questa pubblicazione è che non prende posizione, ma cerca di offrire uno “studio sereno” e soprattutto offre le fonti che gli storici poi potranno studiare e interpretare.
La memoria della Chiesa cattolica sul genocidio non si è mai affievolita.
E’ rimasto nella memoria il viaggio del 7 ottobre 2001 di Giovanni Paolo II quando aveva beatificato mons Maloyan, Arcivescovo armeno cattolico di Mardin, martirizzato 11 giugno 1915 insieme a 700 suoi fedeli. Egli appena si accorge dell’epilogo consacra del pane, da un’assoluzione collettiva, comulgano e muoiono.
Maloyan rifiutò di rinnegare la fede cristiana per abbracciare l’Islam. Il 9 giugno si era congedato dalla sua anziana mamma).
Il IV volume di Ruyssen riporta un suo Brano della Lettera d’Addio Mgr Maloyan,
(traduzione dal francese, originale alla p. 80 del Vol. III) pronunciata il 1° maggio 1915 un po’ prima del suo martirio. Mgr Maloyan l’ha lesse di fronte al suo clero. Era tra i pochi ad avere capito cosa sarebbe successo, ma non lo fece trasparire esplicitamente:
“[…] Ormai veniamo a esortarci prima di tutto a vivificare la vostra fede e a fortificare la vostra speranza nella Santa Croce, piantata sulla Roccia di San Pietro, sulla quale Nostro Signore ha edificato la sua Chiesa e di cui i martiri sono le sue fondamenta.
Noi, poveri peccatori, possiamo avere la grande gioia di renderci degni di mescolare il nostro sangue con quello degli eroi innocenti. Se la volontà dell’Altissimo ha deciso il nostro allontanamento e il nostro martirio nel modo che sarà, affidiamo la direzione della nostra diocesi al Reverendo Padre Ohannes Potourian […]
Poi attesto davanti a Dio che non ho mai tradito in nessun modo la Sublime Porta, ma al contrario Le sono sempre stato di una fedeltà sincera, come tra l’altro lo esigono i doveri di un Arcivescovo cattolico. Vi esorto dunque di seguire sempre la stessa strada.
Addio, figlioli miei, esortandovi di pregare il Buon Dio di darmi la forza e il coraggio di poter percorrere questa vita mortale nella Sua grazia e nel Suo Amore fino allo spargimento di sangue, se bisogna”.
È attualmente in corso anche il processo di beatificazione di Mgr Michele Katchadurian, Vescovo armeno cattolico di Malatia (Melitene) martirizzato nel 1915, strangolato con la catena della sua croce pettorale.
Ecco un altro testo inedito del IV volume di Ruyssen:
E così tanti altri.
Rimane una domanda: “perché tanti innocenti devono morire così”. Cosa significa la debolezza della croce per comprendere il male? Perchè la filosofia non risponde a queste domande?
E’ davanti al mistero del male che l’uomo di fede continua ad ancorarsi alle parole antiche del SALMO 129:
Dal profondo a te grido, o Signore; * –
Signore, ascolta la mia voce. –
Siano i tuoi orecchi attenti *
alla voce della mia preghiera.
Io spero nel Signore, * –
l’anima mia spera nella sua parola.
L’anima mia attende il Signore * –
più che le sentinelle l’aurora.
Allora con questo sguardo spirituale che si fa storia e diventa politico in senso alto è possibile immergersi nei testi scelti dal p. Ruyssen.