“Se è notte si farà giorno”, in memoria di B. Zaccagnini

Il 5 novembre, a 25 anni dalla morte di Benigno Zaccagnini, si è tenuta alla Camera dei Deputati una commemorazione che qui pubblico solo in parte col video. L’intervento verrà pubblicato in seguito.

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Ho così voluto ricordare Zaccagnini con tre parole:

1) anzitutto la parola coscienza che prendo dall’omelia del card. Tonini alla messa di esequie.

2) La parola “fine”, il telos, la teleologia che muove l’agire politico che ho preso dal suo ultimo discorso del 20 ottobre 1989.

3) Infine con la parola generatività che declino da un commento che Civiltà Cattolica aveva dedicato a Zaccagnini quando lui aveva deciso di rassegnare le sue dimissioni da segretario nel settembre del 1979.

zaccagnini

La parola coscienza è stata per Zaccagnini un programma di vita: l’arte di decidere e discernere secondo cum-scientia, appunto. Attraverso la categoria della coscienza, Zaccagnini ha favorito l’incontro tra la cultura laica e quella cattolica in un tempo di duro scontro ideologico..

Ecco cosa ha scritto il card. Tonini per l’omelia funebre: “Quelli di Ravenna non finiranno di ricordare di lui episodi singolari, come quando accompagnava la domestica alla stazione portandone lui le valigie. E così la vicenda di quel ragazzo che, perso il padre e affetto da turbamenti psichici, si rivolge a Zaccagnini ad ogni ora, incoraggiato da lui che gli dice: “considerami tuo padre”: l’uomo politico cui la pena di una creatura minima importa quanto una vicenda nazionale.

Qui una parola traduce un altro dei suoi segreti: la il termine più bello del latino cristiano: “coscienza”. L’uomo politico Zaccagnini pensava come la nostra gente contadina, per la quale l’uomo vale per la sua coscienza. A lui bastava la buona coscienza – detto meglio – il suo Dio testimone della coscienza buona: questa gli basta, e se ne gloria, e non la vende a nessuno”.

II. La seconda parola è fine, il telos, la dimensione teleologica della politica, il fine che guida e orienta l’agire politico.

Nell’ultimo intervento dell’On. Benigno Zaccagnini del 20 ottobre 1989 nella Sala del Ridotto del Teatro Bonci di Cesena, si legge:

“Perché la politica è questo: la politica è cercare di capire le grandi cose, per dare ad esse un senso, per intervenire possibilmente affinché si svolgano secondo un fine, nella consapevolezza che tutto è strumento (anche il partito è strumento) e lo strumento si nobilita in relazione al fine che si vuole raggiungere. (…)
Uso consapevolmente il termine di “vocazione” perché essa è ciò che ha caratterizzato l’avvio al nostro impegno politico, è ciò che oggi, a questo livello, può richiamare, deve richiamare, la necessità di recuperare l’aspetto più profondamente umano della politica.

La vocazione, in termine tecnico, “la chiamata”, è scoprire non tanto “per cosa dobbiamo fare politica” ma soprattutto “per chi” farla. L’aspetto umano della politica, come ricorda Zaccagnini, era mosso da domande sociali come quelle ricordate da Buber: “chi siamo”, “dove andiamo”, “davanti a chi un giorno dovremo rispondere”.

III. La terza parola è “generatività” intesa come ritrarsi, come la potatura del Vangelo di Giovanni. In uno dei suoi numerosi articoli dedicati al pensiero di Zaccagnini Civiltà Cattolica nell’articolo “Quadro dell’autunno politico e sindacale”, riferisce l’anticipo delle dimissioni di Zaccagnini che egli diede davanti a 100.000 persone dell’ex ippodromo di Modena a Modena. Per Zaccagnini ritrarsi non ha significato togliersi, ma lasciare spazio ad altri e continuare ad accompagnarli come ha sempre fatto, investendo soprattutto sui giovani.

Zaccagnini ci ha consegnato la costruzione di una democrazia che è un “bene fragile”. E lo ha fatto vivendo così: onestà, capacità di vedere lontano, ascoltare la propria coscienza che per lui è stata “la legge scritta da Dio dentro il suo cuore”. Ma ci ha anche insegnato anche la forza di portare la valigia alle nostre cameriere (per chi le ha!) e a di dire a chi ammalato nel corpo e nella mente “considerami tuo padre”.

È la speranza di chi ci ha insegnato a non scoraggiarci e a guardare lontano, perché come ci ripeteva, “se è notte si farà giorno”.

Ecco il video e l’intervento al minuto ’37.

http://webtv.camera.it/archivio?id=7107&position=0

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