I punti che seguono sono una parte dell’analisi che ho svolto ai politici riuniti a Todi il 23 giugno nel Convegno “Ritrovare il futuro”.
Perchè la classe politica – eccetto quella che governa gran parte dei territori – fa fatica a strutturare a livello culturale un proprio progetto antropologico ed etico? La cultura del cattolicesimo democratico perchè sembra aver perso i suoi riferimenti che dalla Costituente in poi l’hanno sempre caratterizzata?
Cosa è cambiato dagli anni Novanta ad oggi?
Qui di seguito enucleo le ragioni della crisi:
1) Il linguaggio della politica si è trasformato: da razionale è diventato nell’epoca berlusconiana “istintivo-affettivo”, oggi invece è narrativo. Si comunica condividendo l’esperienza, le ideologie o la predicazione non convincono più. Occorre far raccontare e sperimentare questo cammino se vogliamo far nascere altri desideri.
2) La dispersione etica ed antropologica, rende difficile al pensiero del cattolicesimo democratico la proposta di una concezione forte del mondo, di società e di persona. La moda chiede proposte “deboli” e di corto respiro. Si è perso il telos, il fine verso cui tendere e si sono diffusi gli “emotivismi”, che fanno diventare le convinzioni particolari verità assolute, causando indifferentismo oppure scontri con le altre culture. Così ci si riduce a fare “etica applicata” ai diversi campi: bioetica, etica economica o etica degli affari, etica delle professioni, etica dell’ambiente, etica dell’educazione. Invece il cittadino, soprattutto quello di ispirazione cattolica, ha bisogno di recuperare “un’etica e un’antropologia di insieme”, che insieme all’antropologia biblica rappresenti l’alternativa culturale agli attuali comportamenti soggettivi governati dalla paura del momento.
3) La categoria di “mondo cattolico” è obsoleta, è in atto un nuovo equilibrio tra laicato e gerarchia. Il voto “della cultura cattolica” è spalmato su tutte le forze politiche. Nella storia del Novecento le grandi rinascite dei cattolici impegnati in politica avevano come kairos la fratture dolorosa e rigenerante con la gerarchia che per natura sua ispira non cambia i processi incontro ma accompagna gli esistenti. L’attenzione si ri-centra su un laicato maturo. Il laicato di ispirazione cristiana quale classe dirigente ha generato? Quale livello di libertà e di sudditanza vive? Per quali ragioni la proposta culturale del cattolicesimo democratico è stata svuotata?
4) Le conseguenze delle deleghe in bianco iniziate nel 1994 ha generato le seguenti conseguenze:
a) oligopolio dei partiti che impongono i loro candidati in seggi bloccati;
b) la tecnicizzazione della politica (fare bene le rotonde e i marciapiedi, preoccupa meno lo sviluppo della città nel mio lungo periodo);
c) la mediatizzazione e la verticalizzazione del potere; il potere del volto e non la forza delle idee;
d) la politica intesa come professione e non più come servizio;
e) crisi tra potere statale e potere delle autonomie locali (il patto di stabilità ne costituisce la prova, i conflitti di interessi tra Stato e Regione ne sono un’altra);
f) il disinteresse del deputato al territorio in cui viene eletto;
d) il deputato tende a non obbedire più al gruppo di riferimento. La conseguenze: il proceduralismo e l’assemblearismo del M5S.
5) La tensione tra diritto naturale – diritto soggettivo – concezione della libertà.
6) Ritenere che il principio di laicità fondi il principio della libertà religiosa.
7) Il pensiero umanista rischia di lasciare il posto al post-umanesimo.
8) La cultura, soprattutto cattolica, non riesce a trovare un equilibrio tra natura, cultura e storia.
La generatività della politica invece richiede una conversione culturale che da fiducia e crea ricambio della classe politica, scommette sul rilancio dei territori e recuperare lo spirito del big society inglese in cui sono i cittadini che si coordinano a gestire le politiche e i bisogni in forma sussidiarie e solidale soprattutto nelle aree dei servizi alla persona. Queste strutture creano posti di lavoro, aumentano la qualità della vita e consolidano lo Stato sociale. Insomma il modello politico che siamo abituati a pensare lo si deve ribaltare.
Per approfondire:
F. Occhetta, Le radici della democrazia. I princìpi della Costituzione nel dibattito tra gesuiti e costituenti cattolici, Milano, Jaca Book, 2012.
Id., “Il 60° anniversario della Costituzione italiana”, in La Civiltà Cattolica 2008 III, 227-238.
Id., “Persona umana, partiti politici e revisione nella Costituzione”, in La Civiltà Cattolica 2008 IV, 367-374.
Id., Il pensiero cattolico e la democrazia in La Civiltà Cattolica 2009 III 2010 I 351-363.
Id., Le tracce del pensiero di Maritain nella democrazia italiana, in La Civiltà Cattolica 2010 II 43-49.
Id., Nuove forme di democrazia partecipativa, in La Civiltà Cattolica 2013 I.
Id. La crisi della democrazia?, in La Civiltà Cattolica 2013 II.