Come spesso capita, la forza dei simboli supera quella delle idee. Per il nostro Paese, una storia tutta sua ce l’ha la nostra bandiera. Il suo significato è riuscito a mantenere insieme un’Italia nella quale riemergevano tensioni separatiste e fratture non sanate dalla riunificazione del 1861.
La bandiera italiana è stata scelta dai costituenti grazie al discordo «Il tricolore» di Giosuè Carducci del 7 gennaio 1897, quando il noto poeta giustificò i tre colori: «Il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l’anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de’ poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi» [1].
L’emblema della Repubblica invece concentra i fini stessi della Costituzione e la sua unità:
La stella sta a significare la personificazione dell’Italia, l’appartenenza alle nostre Forze armate, la buona sorte, la fiducia nella Provvidenza; il ramoscello di ulivo simboleggia la concordia, la prosperità, la volontà di pace interna e internazionale; il ramoscello di quercia incarna la forza e la dignità del popolo italiano; la ruota dentata d’acciaio è il simbolo del progresso e del lavoro [2].
C’era, dunque, la necessità di riaffermare l’unità e l’indivisibilità della Repubblica, in equilibrio con il riconoscimento dell’autonomia, del decentramento e della necessità di tutelare le minoranze. E in un simbolo si concentra un valore e una storia.
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