L’EUROPA DEI DEVOTI
La CVX (Comunità di vita cristiana) ha festeggiato i suoi 450 anni di vita. I gruppi di laici legati ai gesuiti sono arrivati a Roma per celebrare l’evento il 26-27-28 aprile 2013, coordinati dal prof. Leonardo Becchetti, il loro assistente nazionale è il gesuita, Vincenzo Sibilio.
Riporto di seguito gli appunti dell’intervento alla tavola rotonda del 26 pomeriggio all’Istituto Massimiliano Massimo.
L’incontro aveva come obiettivo quello di riflettere sulla spiritualità dei gesuiti nel mondo a partire dal volume “L’Europa dei devoti” di Louis Châtellier in cui si racconta la funzione e lo sviluppo dei gruppi di laici guidati da gesuiti dal sec. XVI al XVIII, quando la Compagnia di Gesù viene soppressa.
I gesuiti hanno avuto un’influenza nella costruzione dell’Europa? E i laici loro studenti o congregati quale ruolo hanno avuto?
L’influenza dei laici preparati dai gesuiti è stata enorme nell’Europa moderna. Le Congregazioni mariane che i gesuiti istituiscono nei loro collegi, preparano migliaia di uomini: artigiani, mercanti, borghesi, nobili, ed esponenti del clero.
Questi sono i “devoti”, che non vuol dire mezzi uomini, ma credenti; essi ricevono norme di vita differenziata per ceti. Migliaia di uomini incominciano a vivere sotto gli stessi statuti e, senza accorgersene, formano un esercito di pace il cui sviluppo e la cui incidenza sociale non era stato previsto.
A partire dal ‘600 questa rete copre l’Europa e i laici preparati dai gesuiti sono temuti per rigore di vita e proposta culturale.
Questi gruppi erano una alternativa politica allo spirito protestante nella società europea: dall’ascetismo protestante che ha prodotto un certo tipo di capitalismo… alla creazione di un mercato sociale e alla creazione dello Stato sociale (ospedali, scuole, orfanatrofi ecc.) dei laici ignaziani.
Per Chatellier i gruppi dei Congregati avevano 4 segreti:
• L’uso buono del tempo
• Il controllo dell’immaginario
• Il controllo del corpo
• Il temere il mondo
Cosa significa per noi oggi vivere questi 4 segreti?
Per dirla con un linguaggio gesuitico significa:
• Orientare la propria intenzionalità, le attività esterne e operazioni interiori al Creatore e Signore della vita.
• Arricchire la vita spirituale con la forza dell’immaginazione. Ascoltare i desideri ed esercitare la contemplazione.
• Costruire buone relazioni e fare verità sulle relazioni per governarsi e essere governati spiritualmente.
• Esercitare e specializzarsi sull’arte del discernimento: cercare e trovare Dio in tutte le cose (del mondo).
Ci sono due luoghi e due azioni che ispirano gesuiti e laici: a Roma la piazza del Collegio romano include il grande collegio, sede dell’eccellenza della cultura e la casa di santa Marta in cui s. Ignazio recuperava le prostitute.
Le due azioni invece sono quelle del servizio e dell’alta riflessione, come insegnano l’esperienza dei padri Lainez e del Salmeron durante il Concilio di Trento che erano stati invitati come periti. Prima di frequentare le sessioni del Concilio andavano all’ospedale per visitare e curare i malati.
Orizzonti universali, eccellenza negli studi, formazione integrale della persona, legame con il mondo moderno sono, fin dall’inizio, le principali caratteristiche della missione educativa del Collegio romano, che è diventato poi l’Università Gregoriana.
La spiritualità ignaziana oggi: essere enzima!
• Narrare una società, una politica e un modo alternativo di stare-nel-mondo. Che parte dalla narrazione della buona notizia che stiamo scrivendo insieme.
• Costruire luoghi per permettere che la gente si incontri e ri-generi fiducia.
• Impegnarsi per costruire lo Stato sociale che erano le antiche opere di misericordia vissute dai congregati mariani.
• Scegliere di dare voce alla vita della società, in particolare quella degli enti intermedi che sono soggetti politici: la vita e i problemi delle famiglie, le Ong, le associazioni, i partiti, i sindacati, le chiese ecc.
Essere uomini ponti come Sant’Ignazio
Nel 1537 Ignazio arriva a Roma dopo tanti fallimenti di vita. Vive come noi un periodo di cambiamento epocale. È uno dei protagonisti del secolo XVI in cui gli spazi si dilatano; Cristoforo Colombo aveva appena scoperto l’America; la scienza con Galileo scopre che è la terra a girare intorno al sole; è l’epoca di Lutero e del Concilio di Trento. Come oggi in cui il progresso sembra inarrestabile, le distanze ridotte, il passaggio è simile.
Siamo dinnanzi ad un “uomo ponte” tra il Medioevo e l’Età Moderna, che sceglie di vivere come pellegrino così come gli piaceva farsi chiamare.
Per lui la controriforma cattolica inizia dal recuperare il rapporto con se stessi in relazione a Cristo; comprendere le voci del bene e del male che abitano l’uomo; e il “sentire interiormente” ciò che Dio suggerisce alla vita dell’uomo per renderlo libero. In particolare per riformare le istituzioni comprende che è necessario riformare il cuore di chi le governa.
La sua conversione non cessa di stupire anche quanti non credono. Se “fino a 26 anni era uomo di mondo”, poi, basta una riflessione sulla vita, la lettura della vita di Cristo e di alcuni santi e la sua conversione riorienta le sue forze e la sua intelligenza e passa da una vita di “conquista” a una di “servizio”.
Attenzione però! La crisi per i laici ignaziani iniziò alla fine del XVII sec. per i seguenti motivi:
• Autoreferenzialità
• La spiritualità ha bisogno di essere condivisa e arricchita… l’autoisolamento paralizza il cammino
• Siamo vivi e veri non tanto nella quantità di cose ma nel come le facciamo…
• Rassegnazione alle autorità
Chiediamoci infine: le Congregazioni hanno davvero cambiato la società europea?
La risposta che da anche Chatellie è sì, perché hanno contribuito alla formazione di un ceto medio; hanno creato scuole di democrazia (a livello sostanziale, non procedurale); hanno preparato élite pensanti.
I gruppi dei congregati hanno iniziato a promuovere un sindacalismo cristiano e un cristianesimo democratico… fino a creare le condizioni del nascere l’esperienza della democrazia cristiana europea che ha contribuito al mantenimento della pace e alla capacità di mediazione nei conflitti dell’Europa.
Rimane il frutto nascosto dei devoti europei. Pochi sanno che questi colori, i simboli, le stelle la disposizione in tondo della bandiera ecc. sono un omaggio a Maria. A dichiararlo è stato Arséne Heitz il grafico che partecipò e vinse il bando del Consiglio d’Europa nel 1950. Egli è rimasto poco noto ma il suo disegno parla di Maria e si riferisce al noto passo dell’Apocalisse in cui si parla delle dodici stelle: “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”.
Per disegnare il bozzetto il giovane designer si ispirò alla medaglietta miracolosa che portava al collo: Il bozzetto vince il concorso presieduto da un belga di religione ebraica, responsabile dell’ufficio stampa del Consiglio, Paul M. G. Lévy.
Rimangono due “apparenti” dettagli: il numero delle stelle e la data di approvazione. Anche questi danno da pensare!
Gli Stati europei all’epoca erano solo sei, ma Arsène Heitz, senza rivelare la fonte che lo ispirò, spiegò che il dodici è “un simbolo di pienezza”. Anzi chiese esplicitamente nel progetto che la bandiera non la si dovesse ritoccare se i membri avessero superato quel numero. Senza accorgersene i Capi di Stato la approvarono in un giorno non come gli altri: era l’8 dicembre 1955, il giorno dell’Immacolata Concezione.
Grazie Francesco del tuo intervento! Auguriamci che le CVX sappiano continuare a formare “uomini ponte”, che scelgano di vivere come pellegrini!