I tre pericoli della legge elettorale spagnola

Il sistema elettorale spagnolo, come dicevamo, privilegia due grandi partiti antagonisti tra loro e le forze locali autonomiste mentre penalizza i partiti di media dimensione sparsi sul territorio (cfr i risultati dell’ultima elezione in Spagna).
Era stato pensato per uscire dal franchismo, poi approvato nella Costituzione del 1978 e successivamente mantenuto con l’approvazione della legge elettorale del 1985.

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Anche il costituzionalista Marco Olivetti sulle pagine del quotidiano Avvenire sottolinea i possibili punti di forza e pericoli:

a. è un sistema proporzionale corretto, che media fra rappresentatività e stabilità di governo

b. non ristabilisce un rapporto fra l’elettorato e i singoli deputati perché si basa su collegi uninominali che non prevedeno voto di preferenze.

c. non garantisce che un partito prenda la maggioranza assoluta.

d. favorirà i localismi, non solo quello leghista, ma anche altri, dei baroni del Sud.

e. è una legge elettorale che va vista nella forma di governo spagnolo, diversa dalla nostra e che prevede la sfiducia costruttiva, vale a dire il potere di scioglimento delle Camere decisa dal presidente del Governo, e un bicameralismo asimmetrico in cui il Senato ha un ruolo subordinato.

Ecco cosa aggiunge saggiamente Olivetti:

“Ad alcuni di tali difetti tenta di porre rimedio la versione modificata del sistema spagnolo delineata nella proposta Renzi, in base alla quale i deputati verrebbero eletti in 118 circoscrizioni, in ciascuna delle quali i partiti dovrebbero presentare liste di 4 o di 5 candidati. L’elettore avrebbe a disposizione un voto per scegliere una lista di partito, e i seggi verrebbero ripartiti proporzionalmente fra le liste concorrenti. Il riparto avverrebbe su base provinciale, senza recupero nazionale dei resti. Al partito che su scala nazionale ottenesse il maggior numero di voti verrebbe attribuito un “premio” del 15 per cento dei seggi, in modo da consentirgli verosimilmente di conseguire la maggioranza parlamentare.

Tale sistema richiama effettivamente il sistema elettorale spagnolo (in particolare per le liste bloccate e per il riparto dei seggi a livello provinciale), ma se ne discosta per alcuni aspetti, in particolare per il premio di maggioranza e per l’assenza di alcune circoscrizioni grandi che in Spagna hanno consentito ai partiti nazionali minori di ottenere una pur ridotta rappresentanza parlamentare.

Esso appare per più aspetti problematico e potrebbe essere in tensione con gli standard fissati dalla Corte Costituzionale nella sentenza che ha dichiarato illegittima la legge 270/2005 con cui abbiamo votato nel 2006, nel 2008 e nel 2013: non consente all’elettore di scegliere i singoli deputati, penalizza eccessivamente le forze minori introducendo, di fatto, una clausola di sbarramento implicita pari al 20 per cento dei voti, e somma a questo sistema un corposo premio di maggioranza. Un sistema, insomma, che assomiglia non poco al Porcellum, del quale appare quasi una riedizione in salsa iberica”.

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