Quando eravamo bambini ci insegnavano che i Magi erano dei Re, erano tre e si occupavano di astronomia e si chiamavano Gaspare, Melchiorre e Baldassarre.
In realtà se si legge l’unica fonte attendibile, quella del Vangelo di Matteo al capitolo 2, si scopre che le cose non stanno proprio come la tradizione le spiega.
Tuttavia la storia dei Magi continua a colpire la pietà popolare. Sono diventati “re”, perché ne parlano sia il libro del profeta Isaia 60,3 e sia il Salmo 72. Forse anche perché i doni che offrirono erano tre oppure per richiamare Sem, Cam e Jafet, i figli di Noè, con cui ricomincia una nuova umanità.
Di sicuro possiamo dire che le loro reliquie si trovano a Colonia in Germania, rubate dal Barbarossa nel 1164 alla chiesa di S. Eustorgio prima di distruggere Milano.
I loro nomi divennero Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, che in certe regioni, all’inizio dell’anno nuovo, si scrivono sulle porte a protezione di uomini e bestie.
Potrebbero essere stati degli arabi o più realisticamente dei diplomatici persiani o babilonesi che avevano sentito parlare dagli ebrei esiliati del grande segno (la nascita di un Re!).
Allora il viaggio di questi ambasciatori in ricerca inizia per omaggiare il Popolo a cui era nato un nuovo Re. Partono con questa luce (interiore) che li guida, improvvisamente questa stella la perdono e si trovano davanti a Erode. Gli chiedono: “Dove è il re dei giudei, che fu partorito?”.
Davanti a lui capiscono che deve essere successo qualcosa di grande perché nello stesso territorio governavano due Re, Erode e un altro tipo di re ancora tutto da scoprire ma che il cuore desidera conoscere perché ce lo chiede…
Il brano è dunque un percorso per incontrare il Signore. Essendo già nato, si tratta di scoprire “dove” lo si può trovare.
A livello spirituale nel racconto del Vangelo di Matteo si presenta “il natale dell’anima” (Meister Eckhart): la nascita del credente in Dio e di Dio nel credente. È una generazione graduale, che il gesuita, p. Fausti spiega in cinque tappe:
1. Siamo chiamati a con-siderare (stare-con-le-stelle) dell’intelligenza
che apre a de-siderare e seguire la propria stella:
2. la Scrittura che svela colui che desideriamo;
3. la gioia del cuore che mostra dove lui è;
4. l’ad-orazione (portare alla bocca colui che si ama per baciarlo);
5. e infine il dono di sé a colui che già si è donato a noi.
Dobbiamo fare in prima persona l’itinerario dei Magi, con la fatica di un cammino notturno pieno di fascino e di paure, di desideri e di dubbi, di speranze e di incertezze, sotto la guida di una mobile stella che appare e scompare. Diversamente siamo come Erode, che vuole ucciderlo, o come gli scribi e i sacerdoti il cui sapere serve a dare indicazioni a chi lo uccide.
Invece come scriveva S. Agostino: “L’anima è più presente dove ama che nel corpo che anima”.
È la forza che permette a questi uomini di prostrarsi e adorare un bambino. Si arresta il cammino esteriore; con l’adorazione comincia quello interiore. Tre volte si dice “adorare” (versetti 2.8-11).
Poi aprono i tesori. Nel Vangelo di Matteo il tesoro coincide con il cuore dell’uomo: “dove è il tuo tesoro, lì è il tuo cuore”.
Apprendo il loro cuore offrono ciò che contiene:
– L’oro per onorare la sua regalità, ricchezza visibile, rappresenta ciò che uno ha.
– L’incenso, per riconoscere la sua divinità, invisibile come Dio, sale in Cielo e rappresenta ciò che uno desidera.
– La mirra, per accarezzare la sua umanità e la sua mortalità, era l’unguento che curava le ferite e preserva i defunti dalla corruzione della morte.
Tornano dov’erano partiti. Ma “per altra via”: non più quella di chi cerca uno che non conosce, ma quella di chi ha trovato colui che cerca. Infatti non sono più quelli di prima; hanno trovato “dove” è nato il re. Il “dove” di Dio è il cuore dell’uomo, e il “dove” dell’uomo è il cuore di Dio.
Ecco l’epifania cosa è: la manifestazione di Dio nella vita dell’uomo.
Per il mondo greco tutto questo era un’assurdità. Platone nel Simposio aveva scritto che “Il divino non può essere mescolato da ciò che è umano”. Ma tutto questo rimane un problema ancora per molti.
Mentre per la Scrittura è divino proprio perché quel bambino è umano. Non a caso il bambino viene deposto in una mangiatoia per lo si possa “mangiare” (metaforicamente), ci si possa nutrire di lui e soprattutto ascoltarlo.
Noi, infatti diventiamo “le parole che ascoltiamo” e questo spiega chi parla tanto senza dire niente… non si nutre da nessuna parola di vita, altri invece hanno parole cariche di significato e di vita perché frutto di un ascolto che scolpisce mente e cuore.
L’epifania è una scelta dura e ardua, spesso lontana dalle logiche della nostra cultura. Ma la promessa della Scrittura è di quanto più bello e profondo si può ricevere in dono: “A quanti lo hanno ricevuto ha dato il potere di diventare figli di Dio”.