Nella spiritualità, soprattutto quella ignaziana, la ripetizione ha un valore fondamentale. Si ripete un esercizio spirituale non perchè non lo si è capito ma per gustarlo meglio e perchè rimanga nel cuore ciò che conta e serve, come nel setaccio quando lo si muove per separare il grano dalla polvere e dall’erba.
E’ per questo motivo che riporto nel mio piccolo blog uno dei passaggi della Scrittura più belli e suggestivi che si legge nella XXXI domenica del tempo ordinario dell’anno C. Il libro della Sapienza scritto in greco è tra gli ultimi dell’Antico testamento e rilegge l’esperienza di Israele, dalla sua schiavitù fino all’entrata nella terra promessa. In questa esperienza vengono illuminate tre parole: “Signore-amore-vita” quando si afferma “Signore amante della vita”. L’autore che è un ebreo ellenizzato canta la sapienza come un attributo di Dio, un’immagine della sua bontà e pazienza…
“Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia,
come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.
Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi,
non guardi ai peccati degli uomini,
in vista del pentimento.
Poiché tu ami tutte le cose esistenti
e nulla disprezzi di quanto hai creato;
se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata.
Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi?
O conservarsi se tu non l’avessi chiamata all’esistenza?
Tu risparmi tutte le cose,
perché tutte son tue, Signore, amante della vita,
poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose.
Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli
e li ammonisci ricordando loro i propri peccati,
perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore”. (Sapienza 11, 22-12,2)
Mentre lo ri-leggo non leggo piu’: respiro profumo, bevo salute, spero DIO….